Tutti scoppiati?
È uscito "Baciami ancora" di Gabriele Muccino: che fatica vivere oggi per i quarantenni, generazione indecisa, con una vita piatta e senza gioie.
È uscito Baciami ancora, l’atteso sequel de L’ultimo bacio di Gabriele Muccino, il film che a suo tempo fece epoca e segnò in qualche modo la storia del costume. Diciamo subito che, a parte la durata eccessiva (2 ore e 19 minuti! Ma perché oggi si fanno film così lunghi?), il film ha diviso la critica ma non il box office. Muccino dice di essere cresciuto, come i suoi giovani eroi, e tenta un ritratto delle attuali generazioni di quarantenni, ispirato a «persone effettivamente conosciute» (ma solo del proprio ambiente?).
Troviamo Carlo (Stefano Accorsi) e Giulia (Vittoria Puccini) coppia con figlia sull’orlo del divorzio, che muove le fila della narrazione. Ecco poi Marco (Pierfrancesco Favino) sposato con Veronica (Daniela Piazza), vero macho, che però non riesce ad avere figli; Adriano (Giorgio Pasotti dallo strano parrucchino biondastro) che torna dall’estero dopo la prigione per spaccio di cocaina e cerca il figlio che ha lasciato in fasce; Paolo (Claudio Santamaria) depresso cronico con un rapporto difficile con Livia (Sabrina Impacciatore) e infine Alberto (Marco Cocci), idealista antiborghese.
Un film dunque corale, in cui le storie dei singoli, con tanto di pargoli, si intrecciano e si scombinano. Perché Giulia, in attesa di divorzio , sta con Simone, attore che sfrutta la situazione; Veronica si prende una cotta per un giovane artista Lorenzo (Primo Reggiani) e resta incinta; Adriano incontra una “separata” con due figli, Adele ( Valeria Bruni Tedeschi)…Insomma, così va l’Italia dei quarantenni, secondo Muccino. Figli in cerca di padri, mogli in crisi, mariti psicologicamente instabili. Nessuno vive in pace, la serenità non esiste. Siamo tutti “scoppiati”?
La commedia non è troppo ottimista, fatta com’è da persone che non riescono ancora a maturare. Eppure, a quarant’anni bisognerebbe prendersi delle responsabilità: il ritornello ritorna lungo il film di Muccino, che sa condire il suo messaggio con astuzia, fra comicità e drammi. Forse alla fine l’amore (Giulia e Veronica restano incinte) e la vita sembrano farsi strada, pur fra mille esitazioni. Il “baciami ancora” di Carlo a Giulia farebbe sperare in una riappacificazione. Forse.
Ma che fatica vivere oggi per i quarantenni, soprattutto che fatica per i poveri figli di questa generazione indecisa, che conosce una dimensione di vita piatta e senza gioie.
Esiste solo questo tipo di gente? Secondo il regista pare proprio di sì. Dal suo orizzonte infatti è esclusa la possibilità di quarantenni sereni, responsabili, convinti di ciò che vogliono e fanno. Questa categoricità in realtà nuoce al film, appare eccessiva, anche perché ne fa un modello comportamentale, come spesso succede in operazioni del genere.
Certo, bisogna dire che la musica di Paolo Buonvino è quanto mai efficace, insieme alla canzone finale scritta appositamente da Jovanotti e gli attori recitano, quasi tutti, assai bene. Accorsi è cresciuto, la Impacciatore convicente, la Puccini molto credibile. I migliori restano Favino, imperdibili i suoi momenti tragicomici, Santamaria, in quella che è forse la sua miglior performance, e il preciso Pasotti. Un po’ più sotto, Daniela Piazza e Primo Reggiani.
Conclusione. È un bel film questo di Muccino? Certo, le capacità tecniche e attoriali sono ben messe in luce. E, come messaggio, c’è pure, una tenue apertura ad una speranza d’amore.
Ma il vero problema è l’amore. Troppo fragile, secondo Muccino, per poter durare o per poter ricominciare. Sarà proprio vero? Nel prossimo sequel – quando avrà cinquant’anni – forse, allargando meglio lo sguardo, potrebbe trovare qualche sorpresa.